Tuesday, July 19, 2005

Silvio Ceccato

La persona che portò la “cibernetica” all’attenzione dell’opinione pubblica italiana non fu un ingegnere o un professore universitario, ma Silvio Ceccato, laureato in lettere e diplomato in composizione musicale. Ceccato, nato nel 1914 a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, della famiglia degli industriali delle pompe e dei compressori, nell’immediato dopoguerra conobbe e venne a contatto con i padri fondatori della cibernetica e cominciò a scrivere articoli divulgativi e libri su questa nuova maniera di vedere il mondo: la cibernetica degli anni cinquanta è stata un po’ come l’ecologia dei primi anni settanta.

Ceccato, libero docente di filosofia teoretica, era riuscito a far creare, nell’Università di Milano, un “Centro di cibernetica” che fu poi chiuso. Ceccato si sforzò di applicare la cibernetica alle attività linguistiche, a spingere all’uso corretto delle parole: sono celebri le sue conversazioni con i bambini delle elementari, descritte in numerosi articoli apparsi sul quotidiano “il Giorno” (fino a quando il giornale non sospese la sua rubrica) e poi raccolti nei tre volumi di “Cibernetica per tutti”, pubblicati da Feltrinelli (1968-1974).

Negli anni cinquanta era molto vivace il dibattito sulla traduzione automatica delle lingue: era il periodo della guerra fredda e gli americani erano disposti a spendere molti soldi alla ricerca di un mezzo rapido per tradurre i testi dal russo in inglese. Tale traduzione può avvenire, come avviene oggi, per “forza bruta”, creando dei grandi dizionari a cui accedere con potenti calcolatori elettronici: le incongruenze sono poi risolte a mano da qualcuno capace di riconoscere se “spirito” è quello dell’anima o è una soluzione alcolica.

E’ già qualcosa, ma Ceccato si propose invece di capire la correlazione fra le parole, una strada che riscosse una grande, ma breve attenzione. I soldi americani cessarono, il mondo universitario ridicolizzò e respinse questo personaggio e ormai gli studi di Ceccato rappresentano una rarità bibliografica --- fino a quando qualcuno non li scoprirà, adesso che Ceccato è morto.

Ceccato studiò il meccanismo con cui l’occhio umano guarda un oggetto. Ci avete mai pensato ? davanti ad una persona guardate prima gli occhi, o i capelli, o la bocca, o il vestito ? Ceccato spiegò a tutti, lettori di giornali, studenti, insegnanti, gli zig-zag con cui gli occhi di una persona guardano un’altra persona, o un quadro, per cercare somiglianze e diversità con altri. Ceccato costruì un “frammento di cervello di Adamo II” che fu presentato alla prima mostra dell’automazione a Milano, nell’aprile 1957. La macchina è poi scomparsa, ma sono rimasti foto e disegni (ma ormai, dopo la morte di Ceccato, chi sa dove ?): l’intera storia è raccontata nel libro “Il perfetto filosofo”, pubblicato da Laterza nel 1988.

Fra i libri di Silvio Ceccato si possono ricordare: “Un tecnico fra i filosofi”, 2 volumi; “Corso di linguistica operativa”; “Linguistic analysis and programming for mechanical translation”, New York; “Il linguaggio con la Tabella di Ceccatieff”; “Il maestro inverosimile”, 2 volumi; “La mente vista da un cibernetico”; “Il teocono”.

Fino agli anni settanta Ceccato fu ricercato per conferenze e trasmissioni televisive; nel 1964 venne a Bari, dove allora insegnavo, a tenere alcuni seminari agli studenti sia di economia, sia di lingue (che allora appartenevano alla stessa Facoltà). Ceccato ottenne un insegnamento di linguistica applicata a Milano, ma in seguito gli fu negata la cattedra di professore associato e gli furono progressivamente chiuse le porte di giornali, delle riviste, dell’insegnamento. Il mondo accademico e universitario non gli perdonò mai l’indipendenza economica, il successo mondano, l’indifferenza verso la scienza ufficiale, la sua ironia.

Una testimonianza di tale indipendenza e ironia si trova nella “dedica” del primo dei tre libri: “Cibernetica per tutti”, prima ricordati: “Il pensiero esposto in questo volume non ha pagato i pedaggi all’amministrazione della filosofia e della scienza. Se il lettore lo ha trovato di suo gradimento, un grazie vada anche alla memoria dei miei genitori, cui dovetti tanta libertà”.

Nuove falangi di ingegneri e matematici si occupavano di cibernetica, nuove leve di umanisti e filosofi si occupavano di linguistica. Dagli anni settanta in avanti Ceccato si dedicò a diffondere la serenità e il sorriso: a questo tempo risale il suo libro: “L’ingegneria della felicità” e la collaborazione a trasmissioni e giornali “popolari”. Ricordo un suo articolo del 1994 in cui denunciava che i libri di Cesare Musatti, padre della psicanalisi in Italia, erano finiti sulle bancarelle. Dove sono, e dove finiranno, le carte e i libri di Ceccato?

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