Sunday, July 03, 2005

Rudolf Otto (1869-1937)

La riflessione teorica di Rudolf Otto, professore di teologia protestante prima a Gottinga e poi a Breslavia e Marburgo, si colloca all' interno della "scuola fenomenologica" (sia pur con consistenti margini di autonomia di pensiero) fondata da Edmund Husserl. La sua opera Il sacro. L’irrazionale nella idea del divino e la sua relazione al razionale (pubblicata nel 1917, tradotta in italiano da Ernesto Bonaiuti nel 1926) esprime infatti una posizione di matrice fenomenologica riguardo alla tematica religiosa e venne per questo lodata dallo stesso Husserl. Il sacro di Rudolf Otto segna una svolta di fondamentale importanza nel variegato campo delle scienze religiose.

Con Il sacro Otto si propone di definire lo specifico della religione attraverso l’individuazione dei caratteri costitutivi del sacro (o numinoso) che ne rappresenta il fondamento ultimo. La religione, per Otto, "comincia con se stessa", e non può essere compresa a partire da qualcos'altro: bisogna perciò indagare su "ciò che ne costituisce l'intima essenza". Il sacro, riconosciuto come "ciò senza cui la religione stessa, ogni religione, non sarebbe", è una categoria estremamente complessa e ricca di sfumature, in cui, accanto ad elementi razionali di spiegazione concettuale e metafisica, si profilano anche elementi irrazionali, ineffabili e incomprensibili, concernenti il concreto vissuto religioso della coscienza individuale.
A partire da Otto c’è il riconoscimento del sacro come qualcosa di assolutamente irriducibile ad altro, perché il sacro è il Ganz Andere, l’alterità radicale. Nel sacro si consuma dunque l’esperienza di una alterità che è assolutamente al di là del quotidiano. Il sacro è mysterium: il momento del mistero è basilare nell'esperire il sacro, che appare come ciò che sconcerta la ragione, che lascia senza parole e che sconvolge suscitando stati emotivi quali il terrore, la meraviglia, lo stupore, lo sbigottimento di fronte a ciò che è trascendenza assoluta. Il sacro si esprime dunque secondo le polarità antitetiche del tremendum e del fascinans. L’alterità del sacro, nella visione di Otto, è una alterità ontologicamente pensata e agisce sull’uomo o afferrandolo - coinvolgendolo appunto in una esperienza fascinosa - oppure atterrendolo. A partire dall’opera di Otto, inizia nella cultura contemporanea una discussione sul sacro come qualcosa che ha un proprio ambito, una propria sfera d’azione, un proprio statuto.
il Sacro è “fascinans et tremendum”

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