Friday, April 15, 2005

TOURISM BUSINESS & INNOVATION PARK OF FLORENCE

About us
While “Science & Technology Parks” (STPs) were born in the States some 50 years ago (previously
inside large companies, suddenly as autonomous centers,) in order to support the development of industrial companies, Torism Business & Culture Park of Florence (TB&CP) was born as a nonprofit organism in Florence some 10 years ago, in a club of Florentine friends, with the aims of
supporting the development of local companies operating in cultural tourism.

Actually there are roughly 200 Science & Technology Parks in 53 Countries in the world, and
despite this large amount of centers, the crisis of industrial sector has saturated the development of new STPs.

Now, even if a deep crisis is stopping the increase of STPs, the original idea is still valid if applivable in tourism and culture business.

Consequently, once we have field tested our contents and processes, and because competition requires to innovate constantly goods and services, TB&CP became one of the largest and more powerful virtual and real Park in the city of Florence, probably one of the most cultural and touristic city in the world, which can still influence tourism, arts, leisure and education connected each other,
and consedered as a whole.

Chi siamo
Gli “Science & Tecnology Parks” (Parchi Tecnologici) sono nati negli Stati Uniti circa cinquanta anni fa (dapprima all’interno di grandi aziende, poi come centri autonomi) per cercare di supportare lo sviluppo delle aziende nel settore industriale. Attualmente i grandi parchi tecnologici sono circa 200 in 53 Paesi nel mondo.
La crisi del settore industriale ha ormai saturato il mercato dei “parchi tecnologici”, ma la stessa idea è ottimamente applicabile al settore turistico che, se non innova, rischia di perdere competitività.

La nostra attività diventa, quindi, un grande parco tecnologico e di business (virtuale e reale) in un ambiente (Firenze) che può dire ancora molto nel settore del turismo collegato alla cultura, all’arte, al divertimento e all’educazione, il tutto collegato insieme e considerato come un “unicum”.

I Progetti di TB&CP

Tourism & Leisure
Enjoy the fashination of one of the most beautiful and pleasant environment in the world.
- Reservations
- Events
- Fun
- Sport

Culture & Arts
Florence proposes its culture and arts skills as catalyzers for a global knowlwdge and understanding amongst people in the world.
- Events
- Education and Training
- Art Shops Promotion

Mediterranean Food
Worldwide and historical precious experiences in food culture as health care and taste enjoy to
promote and support communication tecniques and practises.
- Reservations
- Food Education
- Stores
- Events
- Education and Training

Fashion & Style
First in time and first in class Florentine fashion and style as “arbiter elegantiarum”
- Parades
- Events
- Shopping

Multinational Education
Science, Tecnology, Architecture, and Business in a multinational and global business environment
- Advanced Study and Reasearch
- Vocational Training
- Technology Transfer

Florence Global Business Center
The “ideal” market where to communicate and reach the whole world.
- Business Intelligence
- Global Trade Network
- Business Events
- M&A
- Partnerships

Tourism Business and Investments Worldwide
- Customized Acquisition of Real Estate
- Customized Financial Investement in Real Estate
- Customized Investment in Business M&A
- Customized Start-ups worldwide

Tourism Business and Investments Worldwide




TB&CP è un servizio leader negli investimenti e nel capitale di rischio, che copre cinque continenti attraverso una rete di 54 professionisti di 16 paesi diversi, ed investe in sette categorie turistiche di business (TBC):
TB&CP is a leading private equity house encompassing the five continents with 54 investment professionals of 16 nationalities, investing in seven Tourism Business Categories (TBC):

Acquisizione di immobili turistici - Real Estate Purchaising
Avviamento di nuove attività – Business Start-up
Allargamento dell’attività – Business Expansion
Acquisizioni e fusioni – M&A
Capitali di rischio e transazioni azionarie - Venture Capital & Private Equity Transactions
Fondi di investimento immobiliari turistici - Real Estate Investment Funds
Consulenza e servizi commerciali e fiscali - Tax Planning Trade & Services


Acquisizione di immobili turistici
TB&CP vi propone di acquistare i più vantaggiosi ed i più prestigiosi immobili turistici nel mondo.
In un contesto economico confuso e difficile l’investimento in beni immobili localizzati nelle migliori piazze turistiche può servirvi per tanti motivi:
- preservare il valore del vostro denaro nel tempo
- godere di un bene che utilizzate a tempo pieno per voi e per i vostri amici
- investire il valore del vostro immobile, affittandolo a reddito garantito ad operatori turistici, o a turisti scelti da voi o dal nostro carnet
- incrementare il vostro status symbol molto di più che con l’acquisto di qualsiasi altro bene mobile

Avviamento di nuove attività
Se desiderate avviare una attività economica in zone piacevoli o fiscalmente più favorevoli TB&CP vi offre l’opportunità di investire in luoghi ameni ed altamente profittevoli. Inoltre, se necessario, TB&CP può procurarvi partners o capitali di rischio per l’avviamento e il consolidamento della vostra nuova attività.
Consultate il nostro sito per trovare il vostro posto ideale, oppure contattateci per avviare una ricerca personalizzata.

Espansione di attività esistenti
Se giudicate che la vostra attività turistica possa espandersi, e se desiderate il nostro aiuto, contattateci per una analisi preliminare con la quale vi consiglieremo l’operazione più opportuna per l’espansione della vsotra attività.
Potreste procedere autonomamente, nel qual caso TB&CP può aiutarvi al reperimento di capitali di rischio, di personale qualificato, all’acquisizione di siti ed immobili confacenti ai vostri bisogni, oppure può consigliarvi di acquisire o di fondersi con altri partner altamente selezionati per voi.

Fusioni e Acquisizioni (M&A)
Qualora l’espansione della vostra attività necessiti o mostri più convenienza alla acquisizione di attività o società già esistenti sul mercato, piuttosto che la costruzione di un nuovo business dall’iniziio, TB&CP vi conduce attraverso le trattative e la conclusione dell’accordo con gli operatori economici più opportuni per la vostra attività.

Capitali di rischio e transazioni azionarie
Le piccole e medie imprese, che non possono utilizzare i servizi delle Borse, trovano in TB&CP il partner ideale per la soluzione dei loro bisogni finanziari.
Siamo “Business Angels”, investiamo con voi, oppure troviamo per voi i capitali di rischio di cui avete bisogno per le vostre attività.
L’esperienza dei nostri collaboratori nei mercati finanziari di tutto il mondo ci consente di trattare, su mandato per vostro nome e conto, l’acquisto, la vendita o lo scambio di partecipazioni azionarie, di titoli e strumenti finanziari, di proprietà immobiliari o mobiliari registrate, al conferimento di assets tangibili o intangibili nelle vostre operazioni o in operazioni che espressamente ci richiediate.

Fondi di investimento immobiliari turistici
TB&CP-FIT è un fondo di investimento aperto con restituzione garantita del capitale iniziale di investimento. Il conferimento minimo in unica soluzione è di € 10.000,00 (diecimila). La durata dell’investimento è di cinque, dieci, quindici o venti anni.
Il rendimento previsto è del 5% lordo annuo. I costi di gestione sono quelli che vengono descritti nel prospetto informativo.
La gestione del fondo è compartecipata dai maggiori gestori di fondi di investimento italiani e mondiali.

Servizi commerciali e fiscali personalizzati. - Arbitrato internazionale.
TB&CP fornisce, a richiesta, consulenza in tutti I paesi di intervento sul tax planning e servizi commerciali “customized” (personalizzati) per potenziare al meglio ogni operazione di investimento da parte dei nostri operatori.
Siamo il commercialista dell’investitore nel paese di competenza per quanto concerne i rapporti col fisco e con le amministrazioni locali. Su esplicito mandato ci occupiamo di curare le dichiarazioni obbligatorie compresi i bilanci sia per imprese che per privati contribuenti.
TB&CP assume responsabilità diretta in ogni rapporto contrattuale con i nostri investitori, e per consentire una soluzione rapida di ogni controversia, riserviamo alla risoluzione amichevole delle controversie di organismi largamente riconosciuti come l’Associazione Italiana per l’Arbitrato (AIA), la International Chamber of Commerce (ICC) la American Association for Arbitration (AAA), ed altri organismi mondiali in funzione del luogo di competenza dell’investimento.
Inoltre, qualsiasi controversia che dovesse insorgere con i nostri investitori, che non potesse essere risolta in maniera amichevole, viene affidata al servizio arbitrale degli stessi organismi sopra descritti.

Wednesday, April 13, 2005

VPN

VPN
(pronounced as separate letters) Short for virtual private network, a network that is constructed by using public wires to connect nodes. For example, there are a number of systems that enable you to create networks using the Internet as the medium for transporting data. These systems use encryption and other security mechanisms to ensure that only authorized users can access the network and that the data cannot be intercepted.

VPNlabs is an open community for researching, reviewing, and discussing Virtual Private Networks.
http://www.vpnlabs.com/

Monday, April 11, 2005

Blog - what is it?

Il termine blog è la contrazione di web log, ovvero "traccia su rete". Il fenomeno ha iniziato a prendere piede nel 1997 in America; nel 2001 è divenuto una moda anche in Italia, con la nascita dei primi servizi gratuiti dedicati alla gestione di blog.


Termine nato dalla contrazione delle parole Web e Log, si tratta di un giornale o diario pubblicato su Internet dove chiunque può pubblicare (postare) pensieri e riflessioni aperti alla lettura di tutti. Browser. Programma che consente la navigazione in Internet. Generalmente dotato di un’interfaccia intuitiva, rende possibili l’accesso e la visualizzazione della pagina Web e l’utilizzo dei servizi messi a disposizione.
www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i/indice0402/

neologismo con il quale si indica una pagina web personale, aggiornata frequentemente e regolarmente, che contiene commenti, osservazioni e link ad altre pagine Internet. Un weblog, o blog, può essere considerato una sorte di scrematura, filtro o selezione, delle informazioni contenute nella Rete.


The Semantic Web: An Introduction


The Semantic Web is a mesh of information linked up in such a way as to be easily processable by machines, on a global scale. You can think of it as being an efficient way of representing data on the World Wide Web, or as a globally linked database.

The Semantic Web was thought up by Tim Berners-Lee, inventor of the WWW, URIs, HTTP, and HTML. There is a dedicated team of people at the World Wide Web consortium (W3C) working to improve, extend and standardize the system, and many languages, publications, tools and so on have already been developed. However, Semantic Web technologies are still very much in their infancies, and although the future of the project in general appears to be bright, there seems to be little consensus about the likely direction and characteristics of the early Semantic Web.

What's the rationale for such a system? Data that is geneally hidden away in HTML files is often useful in some contexts, but not in others. The problem with the majority of data on the Web that is in this form at the moment is that it is difficult to use on a large scale, because there is no global system for publishing data in such a way as it can be easily processed by anyone. For example, just think of information about local sports events, weather information, plane times, Major League Baseball statistics, and television guides... all of this information is presented by numerous sites, but all in HTML. The problem with that is that, is some contexts, it is difficult to use this data in the ways that one might want to do so.

So the Semantic Web can be seen as a huge engineering solution... but it is more than that. We will find that as it becomes easier to publish data in a repurposable form, so more people will want to pubish data, and there will be a knock-on or domino effect. We may find that a large number of Semantic Web applications can be used for a variety of different tasks, increasing the modularity of applications on the Web. But enough subjective reasoning... onto how this will be accomplished.

The Semantic Web is generally built on syntaxes which use URIs to represent data, usually in triples based structures: i.e. many triples of URI data that can be held in databases, or interchanged on the world Wide Web using a set of particular syntaxes developed especially for the task. These syntaxes are called "Resource Description Framework" syntaxes


http://infomesh.net/2001/swintro/
.......

Thursday, April 07, 2005

Icaro, era figlio di Dedalo e Naucrate, una delle schiave di Minosse. Il padre Dedalo era un ottimo fabbro, infatti Atena stessa l'aveva iniziato a quell'arte. Uno dei suoi apprendisti, era suo nipote Talo, figlio di Policasta, sorella di Dedalo. Già a sedici anni Talo aveva superato suo zio in abilità, difatti aveva inventato diversi attrezzi tra cui la sega. Essendo geloso perchè tutta la fama andava a Talo, decise di ucciderlo spingendolo dal tetto del tempio di Atena. Oltre ad essere invidioso Dedalo, sospettava che suo nipote avesse avuto dei rapporti incestuosi con Policasta. Dopo averlo spinto, Dedalo scese dal tempio e chiuse il corpo di Talo in una sacca, per seppellirlo in un luogo deserto. Interrogato dai passanti rispondeva che nel sacco c'era un serpente, ma camminando apparvero delle macchie di sangue sulla sacca e il delitto fu scoperto. L'anima di Talo volò sotto forma di pernice, mentre il suo corpo fu sepoltp là dove era caduto. Policasta, quando seppe la notizia si impiccò e gli Ateniesi eressero un santuario in suo onore presso l'Acropoli. L'Areopago condannò Dedalo all'esilio per omicidio; secondo altri, invece, egli fuggì prima di essere condannato da un processo. Dedalo si rifugiò in uno dei demi attici, i cui abitanti presero da lui il nome di Dedalidi; poi si fu accolto a Cnosso, in Creta, dal re Minosse che fu ben lieto di accogliere un artefice molto dotato. Egli visse per molto tempo a Cnosso, fino a quando re Minosse seppe che egli aveva aiutato Pasifae ad accoppiarsi con il toro bianco di Posidone, così rinchiuse Dedalo ed Icaro, avuto da Naucrate, nel Labirinto. Ma Pasifae li liberò entrambi. Fuggire da Creta non fu un'impresa molto facile, poichè Minosse faceva sorvegliare tutte le navi e offrì inoltre una ricca ricompensa a chi avesse catturato Dedalo. Con l'astuzia, Dedalo, costruì un paio di ali per se stesso ed un altro per Icaro. Dopo aver saldato le ali alle spalle di Icaro, con della cera, con le lacrime agli occhi, Dedalo gli raccomandò di stare attento e di non volare troppo in alto perchè il sole avrebbe potuto sciogliere la cera ne troppo in basso perchè le ali si sarebbero inumidite con i vapori del mare. Dopo questo, Dedalo si innalzò in volo seguito da Icaro. Mentre si allontanavano dall'isola, battendo ritmicamente le ali, i contadini, i pescatori e i pastori che alzarono lo sguardo verso di loro li scambiarono per dei. Quando si furono lasciate Masso, Delo e Paro alla sinistra e Lebinto e Calimne alla destra, Icaro disobbedì agli ordini del padre e cominciò a volare verso il sole, inebriato dalla velocità che le grandi ali imprimevano al suo corpo. Ad un tratto Dedalo, guardandosi alle spalle, non vide più suo figlio, ma soltanto delle piume sparse che galleggiavano sulle onde sotto di lui. Infatti il calore del sole aveva sciolto la cera e Icaro era precipitato in mare, annegandovi. Dedalo volò a lungo in quel luogo, finchè il cadavere di Icaro riemerse. Lo portò allora in un'isola vicina, chiamata ora Icaria, dove lo seppellì. Una pernice appollaiata su una quercia lo osservò scavare la fossa squittendo di gioia: era l'anima di Talo, finalmente vendicata.


http://www.geocities.com/Paris/4913/icaro.htm

Giovannino Guareschi

Giovannino Guareschi nacque a Fontanelle di Roccabianca il 1 Maggio del 1908.

Disegnatore, giornalista, umorista e scrittore, nel 1936 entrò a far parte della Rizzoli in qualità di redattore capo del Bertoldo. Con G. Mosca fondò nel 1945 il settimanale Candido, che diressero insieme per cinque anni. Dal 1950 al 1957 Guareschi ne fu il direttore unico, e continuò a collaborarvi fino al 1961, quando, per sua decisione, il settimanale cessò le pubblicazioni.

In seguito collaborò al Borghese e alla Notte e tenne, fino al 1968, una rubrica su Oggi. Le sue opere sono state tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più note all' islandese, serbo croato, vietnamita, arabo e lituano. E' morto a Cervia nel 1968.

SYD BARRET lirycs

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Storia di Livorno

La storia di Livorno

Livorno, bella e gentile regina del Tirreno, dalla spiaggia sempre fiorita e verdeggiante, allie­tata dalle gaie canzoni delle sue brune, leggiadre, popolane, simpatica per la proverbiale schiettezza e per 1'innata cordialità dei suoi baldi ed energici figli, Livorno la cui importanza come città marittima e commerciale risale appena a tre secoli addietro, ha remote origini. Siede all'estremità meridionale d'una bassa pianura, che dalla sinistra riva dell'Arno si stende sino ai poggi di Montenero: l'azzurro flutto la bacia e la rispecchia vagamente, e se dalla parte di terra é abbellita dalle amene collinette che le fan corona, da quella del mare l'occhio si riposa volentieri sulle isolette dell'Arcipelago toscano, prime fra le quali la Capraja e la Gorgona, dinanzi a cui sorge come sentinella avanzata il triste e temuto scoglio della Meloria, doloroso ricordo delle lotte fratricide che straziarono l'Italia nell'evo di mezzo. Gli storici ne fanno risalire la fondazione dal 2300 al 2600 avanti A. C. V'è chi opina che se ne debba il nome a Ligure, figliuolo di Fetente, re dei Molossi, e da Ligure si disse Ligura e Livorna (come risulta da un documento esistente nell'Archivio Arcivescovile Pisano dell'anno 904) e quindi Livorno. Altri sostengono invece che la città deve la sua vita ai Lidi o ai Viburni. Secondo la prima versione, Tirreno re dei Lidi, avrebbe dato il nome al mare che bagna le coste livornesi; e, secondo l'altra, Livorno sarebbe voce derivata dalle Liburnie, leggere e velocissime navi che i Liburni adoperavano e che alla nostra spiaggia approdavano di frequente. Che dai Liburni venisse il nome a Livorno, scrive anche Niccolò Tommaseo. Tutti poi gli annalisti e gli storici che di Livorno fecero argomento di studio, sono concordi nell'affermare l'esistenza d'un tempio consacrato ad Ercole (Eracle) protettore dei naviganti; lo affermano il Santelli, il Targioui, il Vivoli e pare che al semidio fosse poi dato il nomignolo di Labrone, perché la spiaggia sulla quale era edificato il tempio aveva forma di labbro. Di Livorno parla Paolo Giovio nel Ebro XXVI della sua storia, a proposito dell’armata del Doria; e rimane ancora il ricordo dell'antico nome nella voce Calambrone, con la quale s'è chiamato il Fosso Reale e che deriva da Caput Labronis; ma gli edificatori veri e propri di Livorno sono stati senza dubbio gli abitanti di Porto Pisano; talchè è indiscutibilmente vero, che come Fiesole fu la madre di Firenze, così Pisa lo fu di Livorno. I primi ricordi precisi dell'esistenza di Livorno rimontano al 1017. Era allora un castello dato dall'impero in feudo a dei marchesi d'incerto casato. Fu poi considerato come dipendenza di Porto Pisano e soggiacque alla stessa sorte dopo la fatale battaglia della Meloria, avvenuta nel 1283. Nel 1421 trovandosi Genova stretta dalle armi e dalle minacce di Filippo Maria Visconti duca di Milano, e lacerata dalle interne fazioni, vendè Livorno ai fiorentini per centomila ducati, rinunziando a ogni suo diritto sopra il castello, porto e fortilizi, compreso Porto Pisano, il quale, benchè divenuto inutile, ne rendeva loro più sicuro il possesso. Incominciò allora la Repubblica fiorentina a favorir Livorno con privilegi ed esenzioni che rimasero a lungo tempo in vigore. Restaurò le vecchie torri, e fra queste il Faro sussistente fino dal 1303, e ne edificò alcune nuove. Dei ricevuti benefici dimostrarono i livornesi la loro più ampia gratitudine a Firenze, quando nel 1496 i potentati d'Italia, invidiosi e paurosi dei trionfi di Carlo VIII, si strinsero in lega; aderirono il papa, il duca di Milano, quello di Ferrara, Pisa, Genova, Siena e Lucca. Firenze, alle molteplici lusinghe rispose sempre rifiutando e fu allora che i Pisani chiesero ed ottennero aiuto di cavalli, di armi e di fanti da Massimiliano I, imperatore di Germania e re dei Romani, per combattere i fiorentini. Carlo, re di Francia, dal canto suo, molto prometteva ai fiorentini; ma i fatti non rispondevano alle parole. Pur nonostante la repubblica si preparava gagliardamente alla pugna, e sapendo come Livorno fosse l'occhio del capo sito, (Lettera dei X di Balia, 3 luglio 1496), con 10.000 moggia di frumento la foraggiò e la munì di potenti artiglierie, dandole per comandante Andrea de' Pazzi, oltre ai conestabili Baglioni, Vincenzo da Cortona, Ludovico da Perugia e Cecco da Montedoglio, fra gli altri valorosissimo. Nella metà d'ottobre di quell'anno, 1'esercito alleato mosse contro Livorno, mentre dal lato di mare venti navi bloccavano il porto. Massimiliano stesso era a bordo della Grimalda, grossa nave genovese, e lo circondavano i provveditori veneziani, l'oratore del duca di Milano ed altri cospicui personaggi. Terribile fu l'attacco; più terribile la difesa e tanto fu il valore delle milizie, dei livornesi e degli uomini del contado, che l'imperatore, scornato e avvilito, dopo aver corso grandissimo pericolo di vita, dovette toglier l’assedio. La repubblica fiorentina in premio della splendida condotta dei livornesi, fece porre sullo stemma della loro terra nativa la parola Fides; e in progresso di tempo, in memoria e in onore dei contadini dell'Ardenza, di Montenero e d'Antignano che strenuamente coadiuvarono a quella difesa, fu elevato in una piazzetta presso la Darsena, un monumento rappresentante un villano con ai piedi il cane simbolo della fedeltà. D'allora in poi quella piazza si chiamò, come si chiama anche adesso, Piazza del Villano. Del monumento non rimane più che la base ed è merito dei cittadini Carlo Angelini e Adolfo Mangini, se anche questa fu salvata dalla distruzione decretata dalla Giunta comunale nel 1883. Ma la prosperità e lo sviluppo di Livorno si deve ai Medici. Cosimo I dichiarò Livorno porto franco e asilo sicuro di tutti i perseguitati per debiti e per le pene meritate in altre contrade; fece costruir l'Arsenale della Darsena, eriger la nuova torre del fanale e incominciare il molo. Vi attirò molti greci donando loro Sant' Jacopo e la cinse di mura. Suo fratello Ferdinando largì tali beneficenze alla nuova città che può dirsene il fondatore; e il 10 giugno 1593 promulgò un indulto col quale invitava i mercanti di tutte le nazioni e d'ogni religione, Greci, Armeni, Turchi, Ebrei, Arabi ed altri a venirsi a stabilire in Livorno, senza tema di esser molestati e con piena sicurezza per le loro persone e sostanze. Non é a dire come fosse accolto un tale indulto; da ogni parte del mondo accorsero nel nuovo emporio commerciale i trafficanti, e in breve la Toscana si trovò a possedere la più conveniente piazza di scambi fra il Levante e le nazioni occidentali d'Europa. Molte peripezie subì Livorno da quell'epoca, senza che perciò ne venisse danneggiato il suo meraviglioso incremento. Occupata dai francesi nel 1795, rimase unita all'impero napoleonico tino al 1814. La popolazione e le sue case crebbero rapidamente; fu allargata la periferia della città; ai sobborghi in essa compresi si estesero le franchigie; venne condotto a termine l'acquedotto; eretto il magnifico Cisternone, si aprirono nuove bellissime vie e si rese una passeggiata incantevole il lungo tratto di spiaggia che dalla barriera a Mare conduce all'Ardenza, in guisa che Livorno poté annoverarsi fra le più amene stazioni balneari d'Italia. Decaduta in gran parte per l'abolizione del suo porto franco, la patria di F. D. Guerrazzi, di Micali, di Calzabigi, di Carlo Bini, di Cappellini e di altri illustri non è più oggi che l'ombra di ciò che era trent'anni or sono. Né per quanto si tenti da alcuni intraprendenti industriali di riattivarne i commerci, potrà mai tornare alla prosperità e alla ricchezza goduta fino al 1859. Belle pagine di splendido patriottismo onorano i livornesi moderni, non degeneri dai vincitori di Massimiliano I. Gioverà ricordare come, dopo Novara e quando tutto aveva ceduto agli eserciti di Radetzki e di D'Aspre, essi soli, senza capi, senz'armi, senza munizioni, senza speranza d'aiuti, osarono chiuder le porte della loro città alle truppe austriache e nei giorni 10 e 11 maggio 1849, valorosamente pugnarono alle mura, nei sobborghi e sul litorale, non cedendo che al numero e contrastando palmo a palmo, con grandissima strage, il terreno all'odiato nemico. Nel 1859, nel 1860, nel 1866, dettero fortissimo contingente di volontari per le guerre dell'indipendenza e il 3 novembre 1867 a Mentana gli avanzi della compagnia comandata da Carlo Meyer, orribilmente decimata dagli chassepóts di Napoleone III, meritarono che Garibaldi li salutasse chiamandoli: La vecchia guardia livornese.

E. GIRARDI

Da Le Cento Città d’Italia, Venerdì 25 novembre 1887




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Le Chiese di Livorno





Ciò che abbiamo detto a proposito dei palazzi dovremmo ripeterlo riguardo alle chiese, le quali attestano, come la massima parte di quelli, il poco conto in cui tenevano i vecchi livornesi, dediti più che altro ai traffici marittimi e mercantili, le opere artistiche, ed in ispecie l'architettura dei monumenti. Sebbene goda la simpatia dei piccioni, che in ogni tempo si addensano a grosse torme sopra i cornicioni della sua fabbrica, pur tuttavia la nostra cattedrale è di gran lunga inferiore a quella di Venezia, la quale forma anch'essa, all'esterno, il prediletto ritrovo degli innocenti colombi. D'altra parte, allorché Francesco I fece por mano a questa chiesa., la quale fu poi compiuta a tempo di Ferdinando I, la piazza Grande era più piccola della metà, Livorno contava appena ottomila abitanti, non aveva vescovo, nè era stata per ancora proclamata città. Il duomo di Livorno non ebbe da principio, allorquando successe alla chiesa di Sant'Antonio, l'antica pievania del Castello, le due cappelle che vedonsi alla estremità, contenenti pregevoli affreschi dell'artista milanese Ademollo e dei pittori livornesi Cazzarrini e Terreni. Mancava pure, in origine, del pulpito, del campanile e dell'attuale orologio, che, con meccanismo ingegnoso muove simultaneamente le lancette dalle due parti della chiesa, distanti 1' una dall'altra metri 61. La facciata della cattedrale ha un peristilio a colonne di natura mista, d'ordine dorico, armonizzante coi vicini loggiati della piazza. Il disegno primitivo appartiene all'architetto fiorentino Alessandro Pieroni. E’ molto reputato nell'interno del tempio, che ha la forma di croce latina, il dorato e vasto soffitto, eseguito ad intaglio nel 1610, a spese della nazione ebraica. Sono ammirabili del pari, t tre grandi quadri aderenti al soffitto stesso, dovuti alla maestria del Ligozzi, veronese, del Ghimenti, uno dei migliori coloritori della scuola fiorentina, e del Brezze, discepolo dell'empolese Ghimenti. All'altare maggiore ed a quello della Madonna sono di bella decorazione alcuni quadri del rinomato Passignano. A destra dell’ingresso principale sorge il monumento in onore dell’antico governatore di Livorno, marchese Alessandro Del Borro, già sopranominato il general cannone, e tra i più generosi benefattori delle Case Pie di Livorno. L'opera é dello scultore Poggini, ed in essa risaltano, la figura del Tempo, nell'atto di scrivere sul gran libro della Storia, ed il somigliante ritratto del defunto, retto da un guerriero. Alcuni putti fingono di sostenere colle mani un drappo di bardiglio nero, guardando il sottostante sarcofago del generale. Seguono i monumenti, più modesti, degli altri governatori della città, marchese Cineri, Bourbon del Monte e Barbolani-Montauto, di Bernardetto Borromei, primo gonfaloniere di Livorno; del filantropo commerciante Pietro Sardi, della gentildonna Ippolita degli Ippoliti, di vescovi Cubbe e Gavi (quest'ultimo tenuto in concetto di buono dallo stesso F.D. Guerrazzi), del barone C. F. Wachtendouck, comandante supremo delle truppe imperiali in Toscana, a tempo di Francesco II d'Austria, ecc. Degne di particolare attenzione sono, nella cattedrale livornese, le sei colonne di marmo misto, sulle quali gravitano gli archi dell’altare maggiore e delle due cappelle laterali, e le due cantorie colle sottoposte porte, che furono donate dal figlio di Francesco I, principe Antonio de' Medici. La più bella chiesa della città é quella posta a settentrione, ed appunto nel quartiere detto della Venezia Nuova, dove, più che altrove, si mantiene inalterato anche oggi il tipo del vecchio popolano livornese, col suo fare risoluto e al tempo stesso leale ed espansivo. Questa chiesa, dedicata a San Ferdinando, fa parte dunque dei due quartieri - Venezia Nuova e San Marco - che Ferdinando II, col proposito di ingrandire e di risanare la città, fece costruire sul mare col mezzo di palafitte. II primo quartiere, in grazia ad un sistema che dette buona prova anco per la fondazione della regina dell’Adriatico, fu posto in comunicazione col secondo e col rimanente della città, e Livorno si arricchì, al tempo stesso, di sette ponti e di circa ventitrè nuovi isolotti. Ai padri Trinitari aveva fatto promessa il principe-architetto Ferdinando de' Medici di ornare a proprie spese l'interno della chiesa suddetta, ma atteso la morte di lui, la costruzione del tempio andò in lungo, e l'apertura ebbe luogo soltanto l'anno 1817. Il soffitto è a volta tonda, poco elevata dal suo centro, sovrabbonda ai lati di pregevoli stucchi, ed é sostenuto da pilastri di ordine composito. All'altar maggiore, dove osservasi un bel gruppo marmoreo del Baratta, come alle cappelle laterali, recano il massimo effetto estetico i ricchi e vari marmi, le colonne corintie e gli ornati balaustri. Benemerito di questa chiesa fu il nobile fiorentino Teriesi, che spese a favore di essa 40.000 scudi. Comprato dal Governo nel 1692 l'orto dei francescani, i ricchi mercanti armeni fecero costruire su di esso una magnifica chiesa, sul disegno del principe ereditario Ferdinando, figlio di Cosimo III dei Medici. L'intero tempio, situato nella Via Madonna, ha le pareti di marmo ed a scagliola, non manca di stupende statue, come sono quelle del Vacca e del Duprè ed annovera pure vari dipinti di buona scuola. Questa chiesa, dedicata a San Gregorio, porta scolpita la figura di esso in un grande ovale, sopra il portico della prospettiva esterna. Le arcate posteriori della elegante cupola, che i fabbricati vicini nascondono del tutto, contengono belle pitture - ai compartimenti rilevati del soffitto - eseguite dai fratelli milanesi Giovanni e Giacomo Medici. Le cronache del tempo parlano di un omicidio che ebbe luogo in questa chiesa nel 1709, all'epoca della sua costruzione. Mentre il barone Armeno (che trovasi sepolta nel tempio) Agà di Mathus assisteva all'esecuzione dei lavori, fu ucciso a tradimento da un ex impiegato, già riconosciuto infedele e licenziato dai componenti la congregazione. Propenso oltremodo a favorire i greci, che fece venire da Ancona nel 1561, impiegandoli quindi nelle galere dell' Ordine, Cosimo I, volle che essi avessero anche un tempio in città, ed a questo scopo offrì loro, oltre ad un'anticipazione di denaro, un vasto spazio di terreno, nella via della Madonna. La facciata di questa chiesa, che fu visitata da Pio IX il 25 agosto 1857, è adorna di due colonne d'ordine dorico, alle quali sovrastano le statue dell’Innocenza e della Mansuetudine, l’arme dei Medici ed un bassorilievo, rappresentante l’Annunziata. Da un atrio si passa nel tempio, che ha la forma di un rettangolo. L'altare è nascosto da un alto assito a intagli, dorature e pitture, detto l'Iconostasio, o meglio tabernacolo delle sacre immagini. Uno schiavo del bagno di Livorno, colorì nel 1841, alla maniera bizantina, dodici quadretti che rappresentano la vita del Redentore, posti in linea orizzontale sulle due porte che conducono all'altare. Poco diversa nella forma é l'altra chiesa greca, posta nella via del Giardino, e riserbata al rito scismatico. Essa possiede però molti doni dell’imperatore di Russia Niocolò I, messali ed argenterie magnificamente cesellate. Nominiamo due altre chiese cattoliche non del tutto spoglie di pregi, quella di Santa Catterina, posta a contatto colle attuali carceri giudiziarie e costruita presso l'antico cimitero della Venezia Nuova, e l'altra dedicata a San Sebastiano, dove esiste una cappella fatta ad imitazione dell'oratorio di Loreto. La prima é ufficiata dai domenicani e la seconda dai barnabiti, e tanto l'una quanto l'altra posseggono buoni dipinti, eseguiti dai fratelli milanesi Giovanni e Girolamo Grandi, dai fratelli Terreni, da Giorgio Vasari, ecc. A Livorno, dove da un pezzo fu pronunciata la libertà di coscienza, risiedono pure molte chiese non cattoliche, riserbate al culto dei parecchi stranieri che dimorarono in ogni tempo nella stessa città. Il tempio presbiteriano scozzese fu eretto nel 1849 nella via degli Elisi. Il disegno della facciata, di stile gotico, é opera dell'architetto Ramball. L'ingresso della chiesa protestante inglese é preceduto - nella stessa via - da un elegante intercolunnio, d'ordine ionico, composto di quattro colonne. La Congregazione evangelica Olandese-Alemanna, che ebbe origine in Livorno sino dal 1000, costruì anch’essa un tempio in questa città, spendendo circa 170.000 lire. Ha una facciata di stile gotico alemanno, condotta col massimo gusto artistico dall'architetto livornese Dario Giacomelli.

C. Ferrini
Da Le Cento Città di Italia, Venerdì 25 novembre 1887

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Wednesday, April 06, 2005